Cominciamo da una domanda semplice: di dove era Sant’Antonio di Padova? La risposta a questa domanda (che i più curiosi possono andare a leggere alla fine del post) basterebbe a zittire qualunque nazionalista nostrano, e a convincerlo che qualsiasi forma di xenofobia andrebbe punita come la bestemmia in campo: cartellino rosso e due giornate di squalifica. La ricchezza intellettuale e culturale (che, tra l’altro, non potrà mai essere tassata…) nasce soprattutto dallo scambio, e lo scambio è tanto più proficuo quanto più l’altro è diverso da noi (quale arricchimento porterebbe il confronto con le sole persone identiche a noi? Posto che esista, a questo mondo, una persona identica a un’altra…).
Da Ulisse in poi, il viaggio è sempre stato il modo più efficace per arricchire la mente, allargare gli orizzonti e fare il pieno di esperienze: la civiltà dovrebbe misurarsi dal modo in cui si accolgono gli stranieri e dalla capacità di contaminarsi con la cultura dei posti che si visitano! Quando sono in viaggio, ad esempio, amo mescolarmi con la gente del posto e cercare di carpirne gli usi e i costumi: come parlano, come mangiano, come vivono, come viaggiano, come pensano, eccetera… Il mio ultimo viaggio è stato in Portogallo: cercherò di descrivervi brevemente tutto quello che sono riuscito a imparare in un fine settimana (e vi assicuro che non è poco!).
Innanzitutto, ho visitato tre città portoghesi: Porto, Lisbona e Fatima. Porto (che noi chiamiamo comunemente Oporto, unendo l’articolo al nome della città: “o porto“, infatti, significa “il porto“) è la seconda città del paese per popolazione e si trova nel nord del paese, alla foce del fiume Douro. Il vino portoghese per antonomasia, il Porto, si chiama proprio come questa città (perché è da qui che partivano le navi cariche di barili da commerciare in tutto il mondo), ma quello prodotto lungo le sponde di questo fiume viene chiamato semplicemente “Douro“. Le cantine, o “caves“, più famose si trovano sulla sponda sud del fiume, proprio di fronte alla Ribeira, il centro storico della città (patrimonio dell’umanità per l’Unesco). Questa parte della città è estremamente caratteristica, tra vicoli ripidissimi, moli per le barche dei pescatori e case dalle facciate rivestite di coloratissime mattonelle (gli “azulejos“). Le due sponde del fiume, molto scoscese, sono unite da numerosissimi ponti (essendo cresciuto all’ombra di un ponte significativo, ho apprezzato molto questo particolare): due di questi (il ponte Luis I e il ponte Maria Pia) hanno la peculiarità di essere stati costruiti dai francesi Gustave Eiffel e Théophile Seyrig: la forma dell’arcata, infatti, ricorda molto la torre che lo stesso Eiffel avrebbe costruito qualche anno dopo a Parigi, in occasione dell’esposizione universale del 1889. Da vedere a Porto, inoltre, ci sono la torre di Clerigos, il Palazzo del Municipio, il palazzo della Borsa e il modernissimo palazzo della Musica. Una cosa che mi ha colpito moltissimo di Porto, infine, è stata l’estrema gentilezza dei suoi abitanti: ho incontrato diversa gente che non parlava inglese, ma che faceva di tutto per capirmi e aiutarmi. Un barista si è improvvisato interprete per inoltrare ai suoi clienti le mie richieste di indicazione, e un signore anziano a cui avevo chiesto la strada per una stazione mi ci ha persino accompagnato (augurandomi buon viaggio una volta arrivati!). Questa gente meriterebbe un premio, per la pubblicità positiva che fa al proprio Paese…
Passando a Lisbona, ho notato subito le differenze con Porto: è più grande (è la capitale), più monumentale, più turistica (piena di stranieri, nonostante non fossimo in alta stagione), più movimentata (il sabato sera, in centro, è tutta una festa!). Il centro è tutto da vedere: da piazza Restauradores (con tutti i ristoranti turistici dove si mangia dell’ottimo pesce a prezzi veramente accessibili) a piazza del Commercio (che si affaccia sul fiume Tago), passando per la stazione del Rossio e per piazza Pedro IV. L’ascensore di Santa Justa, lo storico tram n.28 e una serie di scalinate e vicoli ripidi portano al Bairro Alto, il quartiere storico della città, da dove si può godere di una vista mozzafiato sul ponte 25 Aprile (costruito dalla stessa impresa del Golden Gate Bridge di San Francisco, e si vede) e sul Cristo Rei (una statua ispirata al Cristo Redentore di Rio de Janeiro), o alla sera ascoltare il Fado (patrimonio immateriale dell’umanità, secondo l’Unesco) in una “tasca” (osteria). Allontanandosi un po’ dal centro città con il tram n.15 si arriva al quartiere marinaro di Belém (no, la Rodriguez non c’entra niente…), dove si possono ammirare il monastero dos Jeronimos, il monumento alle Scoperte (che potete vedere nella foto a corredo di questo post) e la celeberrima torre di Belém (il luogo da cui Vasco de Gama partiva per i suoi viaggi intorno al mondo). Non so se possa annoverarsi tra i monumenti (dovrebbe…), ma bisogna citare anche la Pasteleria de Belém, una pasticceria celeberrima che sforna di continuo i Pasteis de Belém: delle coppette di pasta sfoglia ripiene di crema caratteristiche del Portogallo (ma altrove dovete chiamarli semplicemente “pasteis de nata“). Restando in ambito gastronomico, tra le specialità che ho potuto assaggiare durante il mio viaggio ci sono il panino “francesinha” (un sandwich con carne e prosciutto, ricoperto di formaggio, che si mangia nel brodo), un saporitissimo “bacalhau” (baccalà) con le patate e un freschissimo “arroz de lulas” (risotto di calamari, e da oggi l’ex presidente Lula “calamaro” soppianterà i “calzolai” Zapatero e Schumacher nei miei aneddoti…).
Chiudo il mio racconto parlandovi di Fatima, piccolissima città (non fa neanche comune, è frazione di Ourém) che però ospita un importantissimo santuario. E’ qui, infatti, che tre piccoli pastori assistettero a cinque apparizioni della Madonna (tra il 13 maggio e il 13 ottobre 1917), che rivelò ai pastorelli tre segreti sotto forma di visione. I segreti furono rivelati nel 1941 da Lucia (l’unica sopravvissuta, poiché Francisco e Giacinta erano morti tra il 1919 e il 1920), ma solo i primi due vennero resi pubblici da papa Pio XII. Il terzo segreto fu divulgato nel 2000 da papa Giovanni Paolo II. Oggi la cittadina di Fatima, che si trova circa a metà strada tra Porto e Lisbona ed è raggiungibile in modo veloce ed economico con autobus di linea, è meta di numerosissimi pellegrinaggi, tanto che al santuario è stata affiancata una nuova e immensa chiesa moderna (la chiesa della Santissima Trinità). E’ presente anche un museo delle cere, e quando ho visto il numero impressionante di candele votive lasciate dai fedeli presso il santuario mi è stato chiaro anche il perché: la materia prima non mancherà mai!
Ah, quasi dimenticavo: Sant’Antonio si chiamava Fernando Martim de Bulhões e Taveira Azevedo e nacque a Lisbona!
..Foti sappiamo come ami mescolarti con la gente del posto!!!!