Natale 2013: ultima chiamata?
Anche quest’anno è finalmente giunto il Natale: tempo di bilanci, propositi, previsioni, ma soprattutto di consumismo spinto (anche in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo). Ed è proprio per questo che ho deciso di condividere con voi una storia emblematica per tanti aspetti: le intuizioni di un intellettuale (italiano) che avviano il lavoro di un gruppo internazionale di ricercatori lungimiranti, la cecità della politica e il cinismo dell’industria che riescono a cancellare agli occhi del mondo una scomoda verità, l’indifferenza della gente che rifiuta di credere che di fronte a certi eventi il cambiamento delle proprie abitudini non è più una scelta ma un obbligo. Sembra la trama di una spy story, e invece è la cronaca di quanto si è consumato sotto i nostri occhi negli ultimi decenni, raccontata egregiamente in un documentario che ho visto recentemente, dal titolo “Ultima chiamata: le ragioni non dette della crisi globale”.
L’eleganza del riccio
Rieccomi qui, dopo qualche mese di assenza (troppi, e non è la prima volta!) a scrivere qualcosa sul mio blog. Nonostante il titolo, questo non è un post per parrucchieri… Oggi vorrei parlarvi di un libro che ho letto da poco, “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery. Un romanzo uscito in Francia nel 2006, da cui è stato anche tratto il film “Il riccio” due anni dopo. Certo, non è proprio l’ultima uscita in libreria, ma se pensate che l’ultima mia recensione era un racconto di Conrad del 1899 (Cuore di Tenebra) vedrete che sto compiendo significativi passi avanti verso l’attualità… Che poi l’attualità, per le opere d’arte, non è mai un fatto di data: anzi, un prodotto dell’ingegno umano è tanto più bello quanto più esso risulta slegato da un periodo e da un destinatario particolare. I veri capolavori sono quelli che possono essere letti (o visti, o ascoltati) in ogni tempo e da chiunque, e ad ogni lettura (o visione, o ascolto) ci sembra che stiano parlando esclusivamente a noi, con un messaggio valido esattamente in questo momento. E’ per questo che adoro raccontare e farmi raccontare le opere d’arte: perché sono sempre stato convinto che un libro ci dice molto su chi lo ha scritto, ma ci dice ancora di più riguardo a chi lo ha letto! Continua a leggere “L’eleganza del riccio”
L’abbraccio più lungo della storia
“L’amor che move il sole e l’altre stelle“: così Dante chiudeva la sua Divina Commedia. E come dargli torto? Le nostre vite non avrebbero lo stesso senso se non ci fosse qualcuno al nostro fianco a condividere le gioie e i dolori, le vittorie e le sconfitte, le conquiste e le disfatte grandi e piccole di tutti i giorni… O almeno ci piace pensare che sia così, se non altro per scacciare il pensiero che siamo solo delle macchine programmate per nascere, riprodursi e morire secondo uno schema dettato da Madre Natura. Non sarò certo io, qui, a eviscerare questa domanda sul senso della vita, dell’universo e di tutto quanto (la cui risposta, comunque, è 42), non potrei neanche lontanamente avvicinarmi all’affascinante analisi che il biologo/filosofo Jacques Monod ne fa nel suo saggio “Il caso e la necessità“. Quello che posso dire qui, e che l’imminente ricorrenza della festa di San Valentino ci ricorda ogni anno, è che l’uomo tifa da sempre, per sua natura, per la necessità: che sia vero o meno, noi tendiamo a credere che tutto ciò che facciamo abbia un fine e l’Amore è di gran lunga il fine più bello che l’umanità abbia potuto inventare nella sua storia. Allora, il 14 febbraio o in qualsiasi altro giorno dell’anno, non dimenticate di esprimere alle persone a cui tenete tutto il vostro amore: contribuirete a perpetuare questa bellissima convenzione che da millenni ci rende tutti, con i nostri pregi e i nostri difetti, meravigliosamente umani.
Per i meno romantici e per quelli legati ai fatti concreti, invece, veniamo al nocciolo del post: cercheremo di dare un valore numerico alla frase che senza pensarci ci scambiamo quando siamo innamorati: “per sempre”. Continua a leggere “L’abbraccio più lungo della storia”
Man on the Moon
Il titolo di questo post l’ho copiato del bellissimo film con Jim Carrey del 1999 sulla vita del comico americano Andy Kaufman, che prese il titolo, a sua volta, dalla splendida canzone dei REM del 1992, sempre dedicata a Kaufman. Il ritornello della canzone dice: “If you believed they put a man on the moon..”, ovvero “Se hai creduto che un uomo sia arrivato sulla luna..”, usando questo evento (lo sbarco dell’uomo sulla luna) come esempio di racconto a cui risulta difficile, se non impossibile, credere (esattamente come erano assurde tutte le scenette comiche che Kaufman rappresentava in tv). E in effetti, sebbene l’intera umanità abbia potuto assistere all’evento in diretta televisiva, sono ancora in molti a nutrire e diffondere dubbi sulla veridicità di quel fatto storico di cui lo scorso luglio si è festeggiato il quarantennale. Dubbi più che legittimi, visto che si parla di un’impresa che ha dell’incredibile: portare 3 uomini in orbita terrestre, spingerli in orbita lunare, farne scendere due sul satellite con un veicolo minuscolo ma capace di ripartire dalla Luna e riagganciarsi al veicolo principale che li riporti sani e salvi sulla terra… Nessuno dotato di un minimo di senso della realtà potrebbe credere ad un racconto del genere, soprattutto se questo racconto risalisse alla fine degli anni ’60, in cui non si avevano a disposizione molte delle tecnologie che oggi usiamo quotidianamente e ci rendono tutto più facile! Non senza delle prove concrete, per lo meno.. E le immagini televisive sgranate che ci mostrano di solito riguardo all’evento, in effetti, non sono così inoppugnabili come prove.
Negli ultimi anni internet ha dato la possibilità a tutti di esprimere liberamente i propri dubbi al riguardo.. l’altra faccia della medaglia è che ora qualunque squilibrato può proporre la propria teoria bislacca e ritrovarsi con un folto seguito di sostenitori convinti dal fascino del complotto! Purtroppo, anche alcuni esponenti dei media tradizionali (che dovrebbero essere più avveduti dell’utente medio) si lasciano convincere da tesi quantomeno sospette senza alcuno spirito critico nè verifica seria delle fonti, solo per soddisfare la sete di scoop del proprio pubblico.. L’effetto collaterale è un circolo vizioso, in cui fonti autorevoli danno credito a fonti non autorevoli, conferendo autorevolezza in maniera acritica: se la catena si allunga (per esempio, se Corriere.it ripubblica un trafiletto dell’Espresso, che si rifà ad un articolo del Times, che recensiva un libro scritto da un tizio che ha imbastito un’indagine semiseria a partire da un commento su un blog.. non guardatemi così: queste cose succedono davvero!), si rischia di mettere in giro informazioni assurde rendendo impossibile la verifica delle fonti a chiunque volesse semplicemente ricostruire la verità dei fatti.
Con gli sbarchi lunari, le cose sono andate esattamente così: a distanza di anni, e con l’affievolirsi delle convinzioni dell’opinione pubblica (ormai composta da una maggioranza di persone che non hanno vissuto l’evento direttamente), le tesi del complotto hanno cominciato a diffondersi tra la gente, prima su rari libri da bancarella, poi su internet, fino ad arrivare sulle reti televisive nazionali. Per fortuna, esiste anche una folta schiera di persone che ha a cuore la verità dei fatti, e cercando di mettere da parte qualunque pregiudizio e posizione di principio usa il materiale migliore che si possa trovare (e su internet ce n’è davvero tanto) per dare il giusto peso alle teorie proposte in rete e smontare quelle che vengono proposte in maniera maliziosa e fuorviante ad un pubblico troppo poco informato. Queste persone sono definite debunkers (“demistificatori”, “smascheratori”), ed uno di loro, Paolo Attivissimo, ha fatto dell’analisi delle tesi di complotto lunare un bellissimo libro (scaricabile gratuitamente), che ho letto ultimamente con molto piacere: “Luna? Sì, ci siamo andati”. Sfogliandone le pagine (anche in formato elettronico..) non solo ho trovato la spiegazione razionale e scientifica di tutti quei “misteri” che vengono spesso riproposti dai vari media (dalle anomalie delle foto scattate sulla luna alle presunte impossibilità tecnologiche legate all’impresa), ma ho anche avuto modo di scoprire un numero impressionante di dettagli tecnici, di retroscena e di curiosità legate all’impresa più stupefacente che l’Uomo abbia portato a termine nel secolo passato.. Un’impresa che ha dell’incredibile, ma che proprio per questo merita di essere celebrata e conosciuta da tutti per quello che effettivamente è: la dimostrazione tangibile delle infinite possibilità che la scienza, la natura e l’intelligenza umana possono realizzare con l’aiuto della tecnologia. Da leggere assolutamente!
Cuore di Tenebra
Ho da poco finito di leggere Cuore di tenebra, il bellissimo (e breve) romanzo di Joseph Conrad che racconta le avventure dei colonialisti europei che si addentrano nel cuore del continente africano alla ricerca di avorio. Non sto a raccontarvi i particolari della trama e dei significati che si celano dietro al romanzo, per questo c’è l’ottima Wikipedia, ma vale la pena di notare come questo racconto del 1899 sia alla base di un capolavoro del cinema moderno come Apocalypse Now. Questo film, pur ambientato in Vietnam, riprende molto del romanzo di Conrad, specialmente il personaggio di Kurtz (un maldestro ma indimenticabile tentativo di effettuare un parallelo tra le due storie lo ricordo nel film Paz… le risate sono assicurate!). Ma la cosa che piu’ mi ha colpito non riguarda il contenuto del romanzo, bensì la forma con cui è scritto. Per narrare la storia degli uomini che si addentrano fin nel cuore della tenebra, in un viaggio che sembra a ritroso nel tempo, fino a scoprire l’orrore che è presente nel loro stesso animo, Conrad si affida alle parole di un marinaio, Marlow, che rivive tutta la storia come un lontano ricordo. E’ stupefacente come le migliori metafore della vita umana ruotino tutte intorno ai concetti di mare e navigazione: leggendo romanzi come Oceano mare di Baricco o ascoltando canzoni come Titanic di De Gregori, chiunque si sente coinvolto con la storia in maniera estremamente naturale, e sentir parlare di “viaggio“, “deriva“, “tempesta“, “naufragio“, “bussola“, ecc. richiama inevitabilmente le vicende di tutti i giorni, vissute da ognuno di noi. E’ questo il motivo per cui Conrad mette in bocca a Marlow frasi del tipo:
Che buffonata la vita: questa misteriosa combinazione di logica impietosa per un futile scopo. Tutto quello che ci si può aspettare, è una qualche conoscenza di se stessi – che viene troppo tardi – e un mucchio di inestinguibili rimpianti.
Perchè alcuni concetti, detti da un marinaio, assumono un significato molto più profondo e vero.. Perchè in bocca a chi ha lottato contro le correnti, queste parole assumono molto più significato di un trattato di filosofia e ci sanno spiegare alla perfezione chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando. O almeno così ci pare mentre leggiamo Cuore di tenebra.. ed è per questo che ve lo consiglio 🙂 Buona lettura!