Natale 2013: ultima chiamata?

Anche quest’anno è finalmente giunto il Natale: tempo di bilanci, propositi, previsioni, ma soprattutto di consumismo spinto (anche in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo). Ed è proprio per questo che ho deciso di condividere con voi una storia emblematica per tanti aspetti: le intuizioni di un intellettuale (italiano) che avviano il lavoro di un gruppo internazionale di ricercatori lungimiranti, la cecità della politica e il cinismo dell’industria che riescono a cancellare agli occhi del mondo una scomoda verità, l’indifferenza della gente che rifiuta di credere che di fronte a certi eventi il cambiamento delle proprie abitudini non è più una scelta ma un obbligo. Sembra la trama di una spy story, e invece è la cronaca di quanto si è consumato sotto i nostri occhi negli ultimi decenni, raccontata egregiamente in un documentario che ho visto recentemente, dal titolo “Ultima chiamata: le ragioni non dette della crisi globale”.

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Don’t worry, be happy!

In every life we have some trouble
But when you worry you make it double

Certe volte i pensieri più semplici sono anche i migliori: questo deve aver pensato Bobby Mc Ferrin, nel 1988, quando scrisse la canzone che lo avrebbe reso famoso in tutto il mondo. Ispirato da una cartolina degli anni ’60 con la frase “Non preoccuparti, sii felice” (motto del santone indiano Meher Baba), Bobby si chiuse in studio e registrò utilizzando tre soli strumenti: il suono della sua voce, un fischio e lo schiocco delle sue dita. Il risultato è il pezzo, piacevolissimo, che ogni tanto amo riascoltare (e rivedere nel video, in cui appare anche Robin Williams):

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Il Festivaletteratura e Mantova

Gli scrittori li riconosci già da bambini. Sono quelli che tornano dalla scuola e iniziano a raccontare a mamma e papà tutto quello che hanno fatto, ma proprio tutto. I genitori, dopo un po’ si annoiano e non li ascoltano più. È qui che si distinguono i futuri scrittori di gialli: sono quelli che un bel giorno dicono “Non immaginerete mai cosa ha fatto oggi la maestra…”. A questo punto, i genitori terrorizzati si voltano a chiedergli “Cosa?!?”. E il futuro giallista, prima di rispondere, si versa con calma un bicchiere d’acqua: ha appena scoperto il piacere della suspance…

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I vampiri non sono stati sempre fighi

Questo post è dedicato a tutte le zanzare che da qui a poco torneranno a essere le protagoniste, insopportabili, dell’estate: con affetto, vi odio.

L’estetica cinematografica degli ultimi anni ci ha regalato un’immagine del vampiro “bello e tenebroso” che ha avuto molto successo, dal Tom Cruise di Intervista col vampiro al Robert Pattinson di Twilight e sèguiti vari. Senza scomodare la psicoanalisi, in effetti, è facile trovare la sottotraccia sexy in un personaggio solitario e immortale, che vive nell’ombra e miete le sue vittime (preferibilmente fanciulle vergini) succhiando il loro sangue dalla giugulare, in un terribile abbraccio mortale: il cinema e la letteratura hanno avuto gioco facile nello sfruttare questo soggetto (che vende, eccome se vende!). Ma non tutti conoscono la storia del primo, grande Dracula cinematografico, che non era affatto il giovane belloccio di oggi (come si vede nella foto), ma rispetto agli altri ha una storia interessantissima, che merita di essere raccontata.

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Idee che meritano diffusione

Il titolo di questo post è la traduzione del motto del sito internet TED.com, “Ideas worth spreading”. Il TED (sigla che sta per “Technology Entertainment Design”) è una conferenza che si tiene, dal 1984, sotto forma di lezioni di circa 20 minuti. Nelle varie conferenze (attualmente, ce ne sono due annuali in California e Scozia) speaker illustri (tra i quali diversi premi Nobel e personalità come Bill Clinton, Al Gore, Bono Vox, Bill Gates, Sergey Brin e Larry Page) affrontano, con la tecnica dello storytelling, gli argomenti più affascinanti relativi alla società odierna, per capire il mondo che ci circonda e le prospettive per il futuro che ci aspetta. Lo scopo è quello di dare rilevanza a temi emergenti a causa della globalizzazione e dell’avvento dell’era digitale (dai cambiamenti climatici alle crisi economiche, dalla disponibilità di nuove tecnologie alla comprensione dei meccanismi della mente umana).

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Il Cavalier Calabrese

Qualche giorno fa ho avuto la possibilità di visitare la mostra Mattia Preti. Della fede e umanità, che si teneva a Taverna, bellissimo paese della presila catanzarese dove l’artista nacque nel 1613, esattamente 400 anni or sono. Per me è stata un’ottima occasione per rinfrescare le conoscenze su questo mio illustre conterraneo: già nel 1999, infatti, ero a Catanzaro quando il capoluogo celebrava il tricentenario della morte dell’artista con la mostra Mattia Preti, il Cavaliere Calabrese, presso il complesso monumentale del San Giovanni. Ora, se vi siete persi la mostra di Taverna (che chiudeva il 21 aprile), vi conviene valutare l’opportunità di fare un salto a Malta, dove l’esposizione di opere provenienti da vari luoghi (dal Prado di Madrid al Louvre di Parigi, dal Museo di Capodimonte di Napoli alla Pinacoteca di Brera di Milano, dai Musei Vaticani agli Uffizi di Firenze) si trasferisce dal 4 maggio al 7 luglio.

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Come una stella, solo che l’abbiamo fatta noi

Ho appena visto passare, sopra il cielo di casa mia, la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Ad occhio nudo, nient’altro che una stella che in circa 5 minuti attraversa tutto il cielo, passando agilmente tra la costellazione di Orione e il pianeta Giove. Eppure gurdare quella stella, sapendo che si tratta di un laboratorio scientifico di 450 tonnellate, abitato da un equipaggio di astronauti, che ruota intorno al pianeta ogni ora e mezza, mi ha fatto pensare: ho pensato che noi uomini abbiamo fatto (e continuiamo a fare) cose straordinarie e impensabili… e poi brancoliamo nel buio quando si tratta di mettere d’accordo un po’ di persone e (per esempio) formare un governo.

Stasera, vado a letto con un grande “boh!”

La sottile linea tra il falso e il vero

Vi segnalo una mostra gratuita, a Palazzo Reale a Milano, visitabile fino al 24 marzo. S’intitola “Il vero e il falso” ed è allestita a cura del Museo Storico della Guardia di Finanza. La mostra, itinerante, è già stata in diverse città italiane. Io l’ho scoperta per caso: ero in piazza Duomo, con un po’ di tempo da far passare prima del prossimo treno. Alla fine mi sono talmente appassionato che quel treno l’ho perso..

L’esposizione si apre con una serie di teche contenenti esempi di falsificazioni di monete antiche: la pratica era ben nota già in Grecia, dove i falsari riproducevano le monete preziose usando metalli più economici per poi ricoprirle di un sottile strato d’oro o d’argento: solo l’usura di questo strato rivelava, molto tempo dopo, l’inganno sottostante.

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Le elezioni e il futuro in prestito

Tra qualche ora si concluderanno le elezioni politiche 2013, quelle con la campagna elettorale più brutta, con il voto di protesta, il voto utile e il voto con il naso turato, quelle che “stavolta è diverso, stavolta cambia tutto”. Insomma, abbastanza identiche a tutte le altre elezioni che mi ricordi, da quando (e non è poco…) ho iniziato a interessarmi di politica. Alla fine, dopo gli scrutini, verrà proclamato un vincitore (che si sarà guadagnato il non invidiabile compito di governare un Paese pieno di contraddizioni e sull’orlo del baratro), mentre tutti gli altri si autoproclameranno soddisfatti del proprio risultato (perchè avranno ottenuto l’1% in più di quanto dicevano i sondaggi, perchè agli altri è andata peggio, perchè “almeno non siamo spariti”, e così via).
Se dovessi conservare un ricordo, un’immagine di queste elezioni, però, io mi terrei la scena a cui ho assistito stamattina al mio seggio elettorale. Una giovane mamma usciva tenendo per mano la figlioletta (che avrà avuto 4 anni o giù di lì). Parlavano in inglese, e già questo mi meravigliava (lo so che è molto provinciale meravigliarsi di vedere una bambina madrelingua inglese in Italia, ma non posso farci niente..), e la bimba chiedeva alla mamma cosa fossero venute a fare lì di domenica. La risposta è stata stupenda: “siamo venuti a scegliere le persone che nei prossimi anni faranno le scelte più importanti; per esempio, su come dovrà funzionare la tua scuola”.

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Sì, viaggiare! Ma con curiosità

Laptop with Airplane ca. 2003

Se seguite questo blog avrete sicuramente notato che mi piacciono i viaggi e il turismo, come dimostrano i miei post sul Portogallo e su Mantova… L’estate è sicuramente il periodo in cui la voglia di partire (e lasciarsi alle spalle per un po’ tanti mesi di dura attività) si manifesta con più forza, e la recente notizia dell’atterraggio (o forse sarebbe più giusto “ammartaggio“?) della sonda della NASA su Marte mi ha portato a riflettere molto sul significato del viaggio. Mi direte (e a ragione): cosa c’entra una missione spaziale con una gita fuori porta? A parte che in certe condizioni può risultare molto più difficile quest’ultima (come raccontavo in un vecchio post di disavventure di viaggio), ciò che mi ha colpito particolarmente è il nome che gli scienziati hanno assegnato alla sonda da inviare a più di 500 milioni di km da qui: Curiosity. Cos’altro, infatti, se non la curiosità poteva spingere degli uomini verso un’impresa che richiede sforzi immani, tecnica perfetta e coordinamento assoluto? La manovra di atterraggio ha dovuto essere studiata con tanta precisione (poichè non c’era spazio per imprevisti ed errori) che i tecnici l’hanno ribattezzata “i 7 minuti di terrore“, ma questa è un’altra storia (che meriterebbe un post a parte: lo scriverò se qualcuno manifesta il proprio interesse nei commenti qui sotto).

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