Un’altra estate si avvicina, e porta con sé l’ormai consueto terrore per la “prova costume”: i vestiti sempre più leggeri non ci aiuteranno più a coprire quei chiletti di troppo che abbiamo accumulato negli ultimi mesi… Non si tratta ovviamente solo di un problema estetico: chi come me ha superato i “trenta” sa benissimo che il benessere che solo pochi anni fa davamo per scontato (in termini di fiato, agilità, resistenza) diventa col tempo una conquista difficile da raggiungere e ancor più ardua da mantenere. Da questo punto di vista, ho osservato come le persone si dividano in due gruppi molto differenti: da una parte ci sono quelli che fanno del fitness una religione, frequentando palestre con assiduità, iniziando attività semi-professionistiche di cross-fit, body-building, running e così via, dall’altra parte invece si trovano quelli che fanno una fatica immane ad abbozzare qualsivoglia attività fisica, incollati alla scrivania o al sedile dell’automobile dai propri impegni di lavoro e non. Pur provando enorme invidia per gli appartenenti al primo gruppo, io (così come molti miei coetanei) appartengo sicuramente al secondo. Certo, non a quella parte che ha già gettato la spugna, ma resta il fatto che per me iniziare (e soprattutto mantenere nel tempo) un’attività fisica resta una sfida non da poco. Per aiutarmi a vincerla, quindi, meglio ricorrere a tutti i mezzi (leciti!) a disposizione, come l’incoraggiamento da parte di amici più disciplinati di me (ai quali mi aggrego per fare un po’ di sport in compagnia) e, perchè no, sfruttando tutti i mezzi che la moderna tecnologia mette a disposizione per agevolare il compito (dopo tutto, sono sempre un nerd!). In questo post, in particolare, voglio parlarvi di due espedienti che possono aiutare quelli come me a condurre una vita un po’ più sana e regolare e a fare un po’ di attività fisica in più: una funzionalità di Google Calendar recentemente introdotta e un “activity tracker” molto economico.
Iniziando dal calendario di Google (disponibile sia sul web che come app per smartphone), di recente esso ha aggiunto una funzionalità chiamata “Obiettivi”. Fissare un obiettivo nel proprio calendario permette di impostare un’attività meno vincolante rispetto agli impegni di lavoro o agli appuntamenti, ma che si intende mantenere con una certa frequenza. Si può, ad esempio, impostare l’obiettivo di andare a correre una volta a settimana, preferibilmente il lunedì alle 19 (dopo il lavoro). Google fisserà questo appuntamento per le settimane a venire, in modo flessibile e compatibile con gli altri appuntamenti o eventi impostati: per esempio, se lunedì prossimo ho un appuntamento di lavoro che finisce alle 19:30, la corsa verrà automaticamente spostata (per esempio al giorno seguente). All’avvicinarsi del momento fissato, poi, il calendario mi ricorderà di andare a correre, chiedendomi poi se l’ho fatto o se intendo rimandare a un altro giorno. Utilizzando tecniche di “machine learning“, l’applicazione dovrebbe poi col tempo imparare dalle mie abitudini e fissare la corsa nel momento della settimana in cui sono più disponibile (o disposto) a realizzare il mio obiettivo (non ho ancora sperimentato a sufficienza l’algoritmo per testimoniare se funzioni bene o meno…).
Per tracciare l’andamento dell’attività fisica e i progressi nel tempo, esistono poi numerose applicazioni per smartphone adatte allo scopo: la più celebre è sicuramente Runtastic, che permette di registrare un allenamento tracciando (tramite il localizzatore GPS del telefono) il percorso, la velocità, le variazioni di altitudine. Ci sono poi molte altre app dedicate al fitness, ciascuna con le sue peculiarità, come Fit di Google (che si focalizza sul tracciamento nel tempo dell’attività e del peso, per monitorare i progressi) e S Health di Samsung (che sfrutta i vari sensori presenti negli smartphone oltre al GPS, come l’accelerometro e il misuratore del battito cardiaco). Tutte queste applicazioni hanno in comune il fatto di tenere traccia di tutto quanto l’utente registra manualmente, senza la possibilità di rilevare automaticamente le attività svolte. Da questo punto la tecnologia è venuta incontro ai più pigri sviluppando dei dispositivi ulteriori (i cosiddetti “indossabili” o “wearable“) capaci di rilevare in autonomia alcune attività fisiche.
L’activity tracker di cui vi parlo rientra proprio in questa categoria: si chiama Xiaomi MiBand, ha l’aspetto di un semplice braccialetto di gomma, ma è in realtà un accelerometro dotato di trasmettitore bluetooth low-energy, di vibrazione e di tre led luminosi (alcuni modelli sono dotati anche di misuratore del battito cardiaco, ma pare che non sia particolarmente preciso). Acquistandolo (si trova facilmente su Amazon per meno di 20 euro) e scaricando la relativa applicazione, si potrà quindi indossare un dispositivo che, senza il bisogno di alcun intervento da parte dell’utente, inizierà a registrare il numero di passi che facciamo durante la giornata e il numero di ore di riposo notturne (compresa una distinzione tra sonno leggero e sonno pesante, basata sui movimenti effettuati). La vibrazione si attiverà ogni volta che raggiungiamo il numero di passi giornalieri prefissato come obiettivo, e può essere configurata per attivarsi alla ricezione di una chiamata, mail o messaggio. E’ inoltre disponibile una funzione di sveglia che, fissata ad esempio alle 7:30 del mattino, si attiva mezz’ora prima (quindi alle 7:00) per iniziare a vibrare non appena entriamo in una fase di sonno leggero: in questo modo, si migliora la qualità del proprio sonno (non interrompendolo quando è più pesante), si recupera qualche minuto al mattino (sempre utile per i ritardatari) e si può impostare una sveglia che vibra senza suonare (evitando così di svegliare eventuali coinquilini). Che dire, con una tale quantità di funzioni a un costo così esiguo, da oggi i pigri non avranno più scuse: ed ora, corriamo tutti a rimetterci in forma per l’estate!