Le elezioni e il futuro in prestito

Tra qualche ora si concluderanno le elezioni politiche 2013, quelle con la campagna elettorale più brutta, con il voto di protesta, il voto utile e il voto con il naso turato, quelle che “stavolta è diverso, stavolta cambia tutto”. Insomma, abbastanza identiche a tutte le altre elezioni che mi ricordi, da quando (e non è poco…) ho iniziato a interessarmi di politica. Alla fine, dopo gli scrutini, verrà proclamato un vincitore (che si sarà guadagnato il non invidiabile compito di governare un Paese pieno di contraddizioni e sull’orlo del baratro), mentre tutti gli altri si autoproclameranno soddisfatti del proprio risultato (perchè avranno ottenuto l’1% in più di quanto dicevano i sondaggi, perchè agli altri è andata peggio, perchè “almeno non siamo spariti”, e così via).
Se dovessi conservare un ricordo, un’immagine di queste elezioni, però, io mi terrei la scena a cui ho assistito stamattina al mio seggio elettorale. Una giovane mamma usciva tenendo per mano la figlioletta (che avrà avuto 4 anni o giù di lì). Parlavano in inglese, e già questo mi meravigliava (lo so che è molto provinciale meravigliarsi di vedere una bambina madrelingua inglese in Italia, ma non posso farci niente..), e la bimba chiedeva alla mamma cosa fossero venute a fare lì di domenica. La risposta è stata stupenda: “siamo venuti a scegliere le persone che nei prossimi anni faranno le scelte più importanti; per esempio, su come dovrà funzionare la tua scuola”.


In questi giorni, ho sentito tanti discorsi sul voto: bisogna votare contro chi ci ha deluso, per chi ci ispira più fiducia, contro chi è immorale e impresentabile, per chi ha una proposta di governo credibile, contro chi fa solo i propri interessi, per chi fa qualcosa per la nostra categoria… Ma la lezione che la coppia madre-figlia mi hanno dato è molto più semplice ed efficace: l’unico voto dato bene è quello che sapremmo spiegare ai nostri figli. Se sappiamo giustificare il nostro voto di fronte alle generazioni future, allora possiamo dire di aver votato bene; tutto il resto è solo questione di tifoseria politica, di ideologia fine a se stessa e di interessi contingenti e transitori, e come tante altre cose, il tempo se le porterà presto via con sè.
Come recita un proverbio dei nativi americani (non gli americani di oggi, che tecnicamente sono tutti immigrati e quindi per qualcuno non meritano neanche la cittadinanza): “Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli”.
E dopo questo post smielato post-elettorale posso andare a dormire… Good night. And good luck.

Le elezioni e il futuro in prestito

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