L’eleganza del riccio

Rieccomi qui, dopo qualche mese di assenza (troppi, e non è la prima volta!) a scrivere qualcosa sul mio blog. Nonostante il titolo, questo non è un post per parrucchieri… Oggi vorrei parlarvi di un libro che ho letto da poco, “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery. Un romanzo uscito in Francia nel 2006, da cui è stato anche tratto il film “Il riccio” due anni dopo. Certo, non è proprio l’ultima uscita in libreria, ma se pensate che l’ultima mia recensione era un racconto di Conrad del 1899 (Cuore di Tenebra) vedrete che sto compiendo significativi passi avanti verso l’attualità… Che poi l’attualità, per le opere d’arte, non è mai un fatto di data: anzi, un prodotto dell’ingegno umano è tanto più bello quanto più esso risulta slegato da un periodo e da un destinatario particolare. I veri capolavori sono quelli che possono essere letti (o visti, o ascoltati) in ogni tempo e da chiunque, e ad ogni lettura (o visione, o ascolto) ci sembra che stiano parlando esclusivamente a noi, con un messaggio valido esattamente in questo momento. E’ per questo che adoro raccontare e farmi raccontare le opere d’arte: perchè sono sempre stato convinto che un libro ci dice molto su chi lo ha scritto, ma ci dice ancora di più riguardo a chi lo ha letto!

Tornando all’argomento del post, l’eleganza del riccio di cui si parla nel romanzo è quella del celebre animaletto di nascondere la propria grazia e la propria bellezza dietro un’impenetrabile corazza di aculei. La protagonista Renèe, portinaia in un condominio agiato di Parigi, si comporta allo stesso modo: nasconde accuratamente a chi le sta intorno il fatto di essere una donna intelligente e acculturata, che si interessa di arte, letteratura e filosofia e si diletta in letture che i suoi condòmini considerano riservate solo alle classi sociali “elevate”. Anche quando, nei quotidiani scambi con gli inquilini, a Renèe sfugge una battuta colta o una citazione letteraria, loro la ignorano, non riuscendo neanche a concepire che una portinaia possa leggere Marx e Tolstoj. Solo due personaggi riescono a penetrare la corazza della protagonista e a entrare nel suo mondo: Paloma, una bambina undicenne che disprezza la propria famiglia al punto di progettare di suicidarsi subito dopo aver incendiato casa, e Kakuro, un neo-inquilino giapponese capace di ascoltare e capire le persone che gli stanno intorno entrando in sintonia con loro. Nell’esplorazione psicologica di questi personaggi, il romanzo è tutto un susseguirsi di citazioni colte e di osservazioni filosofiche sul senso della vita, della morte, della bellezza e del mondo, per lo più attribuite alla piccola Paloma (delineata, nonostante la giovane età, come una bambina estremamente intelligente, riflessiva e razionale, capace di analizzare la vacuità dei comportamenti delle persone che la circondano e di trarne un disprezzo profondo per l’ipocrisia e l’arroganza).

Questo libro, tutt’altro che una favola (scordatevi il lieto fine…), è soprattutto un inno a tutte le persone che sono dotate di intelligenza e spirito critico ma al contempo anche di una dose massiccia di umiltà: queste persone lavorano quotidianamente nell’ombra, senza voler sfoggiare le proprie qualità ma quasi vergognandosene, e considerano la cultura come un mezzo per accrescere il proprio spirito e non per imporsi sul prossimo o evidenziare la propria (spesso presunta) superiorità. Nonostante ciò che crediamo comunemente, queste persone esistono e sono certo che se vi guardate un po’ intorno ne scoprirete molte proprio accanto a voi: persone che non hanno mai avuto la vostra attenzione solo perchè non l’hanno mai pretesa, persone che vi hanno regalato il loro sostegno, un buon consiglio, un giudizio severo ma utile senza farvelo pesare. Persone umili e apparentemente semplici che però, se solo avessimo il tempo e la voglia di approfondire la loro conoscenza, potrebbero rivelare una complessità incredibile. A queste persone, l’autrice del romanzo dà un utilissimo consiglio: non lasciare che il proprio carattere venga rovinato dagli eccessi, nè in un senso (chiudendosi in sè stessi e separandosi dal mondo in base al giudizio negativo che si è maturato sugli altri) nè nell’altro senso (smettendo di sognare e rinunciando a ogni ambizione nel tentativo di differenziarsi dalle persone che ci circondano).

Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità e di avervi invogliato alla lettura di questo libro, e soprattutto alla condivisione del vostro punto di vista al riguardo! Buona lettura!

L’eleganza del riccio

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