“L’amor che move il sole e l’altre stelle“: così Dante chiudeva la sua Divina Commedia. E come dargli torto? Le nostre vite non avrebbero lo stesso senso se non ci fosse qualcuno al nostro fianco a condividere le gioie e i dolori, le vittorie e le sconfitte, le conquiste e le disfatte grandi e piccole di tutti i giorni… O almeno ci piace pensare che sia così, se non altro per scacciare il pensiero che siamo solo delle macchine programmate per nascere, riprodursi e morire secondo uno schema dettato da Madre Natura. Non sarò certo io, qui, a eviscerare questa domanda sul senso della vita, dell’universo e di tutto quanto (la cui risposta, comunque, è 42), non potrei neanche lontanamente avvicinarmi all’affascinante analisi che il biologo/filosofo Jacques Monod ne fa nel suo saggio “Il caso e la necessità“. Quello che posso dire qui, e che l’imminente ricorrenza della festa di San Valentino ci ricorda ogni anno, è che l’uomo tifa da sempre, per sua natura, per la necessità: che sia vero o meno, noi tendiamo a credere che tutto ciò che facciamo abbia un fine e l’Amore è di gran lunga il fine più bello che l’umanità abbia potuto inventare nella sua storia. Allora, il 14 febbraio o in qualsiasi altro giorno dell’anno, non dimenticate di esprimere alle persone a cui tenete tutto il vostro amore: contribuirete a perpetuare questa bellissima convenzione che da millenni ci rende tutti, con i nostri pregi e i nostri difetti, meravigliosamente umani.
Per i meno romantici e per quelli legati ai fatti concreti, invece, veniamo al nocciolo del post: cercheremo di dare un valore numerico alla frase che senza pensarci ci scambiamo quando siamo innamorati: “per sempre”.
Quanto può durare un amore? Un giorno, alcuni mesi, svariati anni, in alcuni casi una vita… In ogni caso, però, tutto è destinato a finire prima o poi: nello stesso sacramento del matrimonio, infatti, si dice “finchè morte non vi separi“. A meno che… non succeda quanto accaduto circa seimila anni fa ai cosiddetti “amanti di Valdaro“. Si tratta di una giovane coppia seppellita insieme nel neolitico, e ritrovata dagli archeologi nel 2007 a Valdaro, vicino Mantova. I due scheletri erano rimasti stretti nell’abbraccio in cui erano morti migliaia di anni prima, e nella stessa posizione furono estratti dal terreno. Oggi i due amanti vengono esposti occasionalmente presso il Museo Archeologico di Mantova, in attesa dell’allestimento di una esposizione definitiva. La scena, a guardarla, potrebbe apparire un po’ macabra (tanto da aver ispirato alcuni gruppi metal, per esempio nella scrittura di una canzone o nella copertina di un disco), ma l’immagine di due innamorati abbracciati da seimila anni rappresenta meglio di qualunque altra l’idea di “per sempre” presente in tutte le frasi d’amore del mondo. Soddisfa, a suo modo, il desiderio di eternità che si nasconde in tutti noi e in tutti i nostri amori.
E visto che siamo alle porte di San Valentino, vi regalo un’altra storia d’amore: quella dei catanzaresi Rachele De Nobili e Saverio Marincola. A metà dell’Ottocento questi due ragazzi, rampolli di due famiglie di opposte vedute politiche (i De Nobili liberali e i Marincola fedeli al sovrano borbonico), si erano innamorati: si narra che Rachele si affacciasse dal balcone di palazzo De Nobili (odierna sede del municipio) per incrociare lo sguardo dell’amato che passava a cavallo, e che lui avesse fatto ferrare il proprio destriero in argento per far riconoscere all’amata il suono dei suoi zoccoli sul selciato. La storia tra i due amanti finì male (Shakespeare docet..) e le conseguenze arrivarono a influenzare persino i moti per l’Unità d’Italia! Domenico, fratello di Rachele, appena venuto a conoscenza della relazione indesiderata, assassinò Saverio a colpi di carabina, e dovette fuggire a Corfù per evitare la conseguente condanna penale (mentre Rachele veniva costretta dalla famiglia a rinchiudersi in un monastero di clausura a Napoli, dove avrebbe finito i propri giorni). A Corfù, proprio in quegli anni, i fratelli Bandiera stavano preparando una spedizione per appoggiare i moti indipendentisti calabresi e favorire la liberazione di questa terra dai Borbone. Domenico De Nobili, venuto a conoscenza della cospirazione grazie alle sue amicizie liberali, pensò che rivelandone i dettagli alle autorità borboniche avrebbe potuto ottenere il condono della pena che lo costringeva all’esilio: fu così che i Bandiera, sbarcati nei pressi di Crotone, furono intercettati a San Giovanni in Fiore mentre si dirigevano verso Cosenza e, sconfitti e catturati, furono imprigionati di lì a poco.
Visto a cosa possono portare le conseguenze di un amore? Dante aveva ragione!
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