attualità

SMAU: piccolo dizionario del futuro tecnologico

Anche quest’anno sono stato allo SMAU di Milano, la più importante fiera italiana sull’ICT (Information and Communication Technology), che si tiene ogni anno alla fine di ottobre. Nato nel 1964 come Salone delle Macchine e Attrezzature per Ufficio, questo evento permette alle imprese, agli enti pubblici e agli addetti ai lavori di conoscere lo stato dell’arte delle tecnologie presenti sul mercato, le loro applicazioni e le opportunità per il loro sviluppo. Con grande orgoglio personale, ogni anno vi trovo rappresentata molta Calabria, specialmente da giovani della mia età che presentano idee imprenditoriali innovative e originali, a dimostrazione che in un territorio senza un tessuto imprenditoriale robusto né abbondanza di risorse e infrastrutture, l’informatica e la creatività possono rappresentare l’accoppiata vincente per rilanciare l’economia. Non a caso, da quest’anno, tra le tappe dello SMAU Roadshow (che porta l’evento anche in varie città italiane) c’è anche Lamezia Terme. Continua a leggere “SMAU: piccolo dizionario del futuro tecnologico”

L’adozione dell’IPv6 e il “riscaldamento globale” di Internet

Qualche giorno fa ho avuto il piacere di assistere a un interessante seminario dell’ing. Giuseppe Rossi (docente di reti telematiche presso l’Università di Pavia) dal titolo “Evoluzione della rete Internet: da ARPANET ai nuovi standard di comunicazione”. In particolare, pur partendo dalla storia di Internet e dalla sua evoluzione nei decenni, l’argomento principale del seminario riguardava il (lento) passaggio dalla versione 4 alla versione 6 dell’Internet Protocol (IP), che costituisce il fondamento di tutte le reti informatiche così come le conosciamo oggi. Lo so che si tratta di un tema molto tecnico e specifico, ma se vi è mai capitato di imbattervi in un titolo di giornale del tipo “Gli scienziati lanciano l’allarme: gli indirizzi stanno per finire, Internet vicina al collasso” questa è l’occasione giusta per sapere come stanno veramente le cose. Un bonus per gli ambientalisti (so che mi leggete, dopo il mio post sui “Limiti dello sviluppo”): troverete un numero inquietante di analogie tra questa vicenda e la reazione dell’umanità al problema del riscaldamento globale. Continua a leggere “L’adozione dell’IPv6 e il “riscaldamento globale” di Internet”

Uno per tutti… o tutti per uno???

Legiferare è un’arte… Chi scrive una legge dovrebbe farlo pensando a tutti quanti (tutti quelli che saranno soggetti a quella legge e dovranno essere messi in condizione di rispettarla). Il problema dell’Italia (soprattutto negli ultimi anni), è che da noi, ormai, non c’è nessuno che scriva le leggi per tutti; tutti, invece, sono lì a scrivere le leggi per uno!

Le beatitudini del Primo Maggio

Oggi, Primo Maggio 2011, possiamo finalmente dire beato lui, Giovanni Paolo II, un uomo straordinario con il quale la mia generazione (e non solo) è cresciuta e che ha traghettato l’umanità dal Novecento (un secolo di eccessi, ricco di eventi straordinari ma anche di atrocità orribili) agli anni Duemila (che finora ci hanno regalato più incertezze e interrogativi che altro, ma siamo ancora all’inizio..). Un uomo, Karol Wojtyla, di cui la Storia si è servita molto, ma che ha saputo utilizzare al meglio le occasioni, le responsabilità, i poteri che la Storia gli avevano assegnato. Non è banale, non tutti gli uomini con tanti poteri e tante responsabilità li gestiscono al meglio e per fare veramente del bene. E perciò tutti noi dobbiamo prendere esempio da uomini come lui per usare al meglio i piccoli poteri e le piccole responsabilità che la vita ci dà.. Continua a leggere “Le beatitudini del Primo Maggio”

La giovine Italia

150 anni e non sentirli… In questi giorni la nostra bella patria ha iniziato a festeggiare l’importante anniversario della sua esistenza come stato unitario: il 17 marzo 1861, infatti, Vittorio Emanuele II di Savoia viene proclamato re d’Italia a Torino. Ed è proprio in questa città, prima capitale del Regno, che si concentrerà la maggior parte delle celebrazioni di quest’anno (nella foto, ad esempio, l’Italia fatta con 14 tonnellate di cioccolato esposta in piazza Vittorio Veneto). Da allora, la nostra giovane nazione ha attraversato molte vicende ed ha vissuto numerosi cambiamenti: dalla capitale (che passò nel 1864 a Firenze e nel 1871 a Roma) alla forma di governo (Repubblica costituzionale solo dal 1946). L’idea stessa di Italia e di Italiani è tuttora in continua evoluzione (purtroppo ancora svilita da chi, pur facendo parte delle istituzioni di questo paese, non ci si riconosce..), ma questa idea nasce molto più di 150 fa: è proprio grazie alla straordinaria eredità culturale degli abitanti della penisola italiana che uno Stato piccolo e giovane come il nostro può vantare una fama ed una bellezza che da sempre attirano l’ammirazione e le visite di milioni di persone da tutto il mondo. Continua a leggere “La giovine Italia”

Sai tenere un segreto?

Il modo migliore di diffondere una notizia è senza dubbio raccontarla dicendo che è un segreto. E’ così che negli ultimi giorni stiamo apprendendo con grande stupore ed apprensione delle notizie che mai, nessuno avrebbe potuto immaginare se non fossero trapelate: il nostro premier è un festaiolo, i cardinali del Vaticano non usano il Blackberry, ed altre amenità simili. Ma come dice un proverbio, “Quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito”: per trovare la vera notizia nella vicenda Wikileaks bisogna sforzarsi di andare oltre, almeno di un paio di livelli di astrazione. Continua a leggere “Sai tenere un segreto?”

Fuori come un balcone…

Alla fine siamo fuori, e per giunta al primo turno, come non accadeva da molto tempo. E per di più (ed è l’aspetto peggiore), siamo fuori esclusivamente per demerito nostro.. Stavolta non ci sono scuse: gli arbitri non ci hanno fatto sgambetti, le avversarie erano alquanto modeste, delle altre contendenti nessuna brillava per straordinario stato di forma (tant’è vero che anche l’altra finalista del 2006, la Francia, è uscita al primo turno in evidente crisi di nervi) e la sfortuna non si è certo accanita contro gli Azzurri. Se siamo fuori lo dobbiamo solamente a noi. I processi pubblici alla Nazionale sono già iniziati (sono gli unici processi che sembrano poter essere istituiti nel Bel Paese, ormai..), e da scarso conoscitore del mondo del calcio non me la sento proprio di aggiungermi agli inquisitori: potrei produrmi solo in affermazioni scontate, trite e ritrite, senza le conoscenze tecniche e tattiche necessarie a loro supporto. Posso però notare come molti analisti stiano cercando, in questi giorni, di usare la crisi del calcio italiano come metafora della crisi di un intero paese. Continua a leggere “Fuori come un balcone…”

Papere mondiali (in salsa petrolio)

Finalmente sono arrivati! Abbiamo dovuto aspettare 4 anni (4 anni bellissimi, da detentori del titolo, a chiederci “tu dov’eri la sera del 9 luglio?”), ma alla fine l’evento che riunisce l’Italia (leghisti a parte) è arrivato: sono iniziati i Mondiali di Calcio! Quale migliore occasione per riunirci tutti sotto il segno del tricolore, ad ammirare undici ragazzi che indipendentemente dalla loro provenienza geografica o dal loro stipendio da calciatori (comunque sempre al di sopra della media del lavoratore italiano della stessa età) danno il massimo per dare lustro alla nostra nazione? Sì, ci sarebbero quelle celebrazioni tipo il 2 giugno o il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.. ma vuoi mettere la comodità di guardare una partita in salotto con gli amici? 🙂


Consola sapere che non siamo l’unico popolo che va pazzo per questa manifestazione, visto l’interesse che i Mondiali del Sudafrica riscuotono su tutti i media dell’intero globo: basti pensare che Google ha associato delle funzioni speciali alla pagina dei risultati relativa alle ricerche “mondiali 2010” e simili (con i risultati delle partite e l’elenco delle pagine di ricerca, normalmente “Goooooooooogle!” mutato in “Gooooooooooal!”), mentre Twitter ha approntato per l’occasione una pagina che raccoglie tutti i tweet, in tempo reale, riguardanti le squadre e le partite del mondiale. E così, in pochi giorni, ho visto le tensioni tra Stati Uniti e Gran Bretagna, causate dall’immane disastro ambientale che la Piattaforma della British Petroil ha provocato alle coste della Louisiana, ridimensionarsi alla rivalità sportiva relativa alla partita di calcio USA-GB, sciogliersi in una risata alla papera del portiere Green che ha regalato il pareggio agli statunitensi, e consolarsi alle critiche dei britannici nei confronti del loro coach, l’italiano Fabio Capello. E pensare che era solo qualche giorno fa che il presidente Obama (un tipo tutt’altro che irascibile) dichiarava “Sto parlando con tutti, compresa la BP, per capire chi è che devo prendere a calci nel sedere.. In effetti fa bene ironizzare sul dramma per esorcizzarlo (e per mantenere viva l’attenzione su quali danni l’incompetenza di certa gente che pensa solamente al proprio profitto può causare..): indimenticabile il video-parodia di un gruppo di comici americani, guardatelo! Vale la pena, è una di quelle cose che ti fanno ridere mentre rifletti..
Poi, dopo aver riflettuto bene, passate ai preparativi per la partita di stasera, l’esordio degli Azzurri: birra, snack, rutto libero e, dopo tanti anni, il ritorno di un amico che ci aveva lasciato suo malgrado: il grido “Forza Italia!”

Man on the Moon

Il titolo di questo post l’ho copiato del bellissimo film con Jim Carrey del 1999 sulla vita del comico americano Andy Kaufman, che prese il titolo, a sua volta, dalla splendida canzone dei REM del 1992, sempre dedicata a Kaufman. Il ritornello della canzone dice: “If you believed they put a man on the moon..”, ovvero “Se hai creduto che un uomo sia arrivato sulla luna..”, usando questo evento (lo sbarco dell’uomo sulla luna) come esempio di racconto a cui risulta difficile, se non impossibile, credere (esattamente come erano assurde tutte le scenette comiche che Kaufman rappresentava in tv). E in effetti, sebbene l’intera umanità abbia potuto assistere all’evento in diretta televisiva, sono ancora in molti a nutrire e diffondere dubbi sulla veridicità di quel fatto storico di cui lo scorso luglio si è festeggiato il quarantennale. Dubbi più che legittimi, visto che si parla di un’impresa che ha dell’incredibile: portare 3 uomini in orbita terrestre, spingerli in orbita lunare, farne scendere due sul satellite con un veicolo minuscolo ma capace di ripartire dalla Luna e riagganciarsi al veicolo principale che li riporti sani e salvi sulla terra… Nessuno dotato di un minimo di senso della realtà potrebbe credere ad un racconto del genere, soprattutto se questo racconto risalisse alla fine degli anni ’60, in cui non si avevano a disposizione molte delle tecnologie che oggi usiamo quotidianamente e ci rendono tutto più facile! Non senza delle prove concrete, per lo meno.. E le immagini televisive sgranate che ci mostrano di solito riguardo all’evento, in effetti, non sono così inoppugnabili come prove.
Negli ultimi anni internet ha dato la possibilità a tutti di esprimere liberamente i propri dubbi al riguardo.. l’altra faccia della medaglia è che ora qualunque squilibrato può proporre la propria teoria bislacca e ritrovarsi con un folto seguito di sostenitori convinti dal fascino del complotto! Purtroppo, anche alcuni esponenti dei media tradizionali (che dovrebbero essere più avveduti dell’utente medio) si lasciano convincere da tesi quantomeno sospette senza alcuno spirito criticoverifica seria delle fonti, solo per soddisfare la sete di scoop del proprio pubblico.. L’effetto collaterale è un circolo vizioso, in cui fonti autorevoli danno credito a fonti non autorevoli, conferendo autorevolezza in maniera acritica: se la catena si allunga (per esempio, se Corriere.it ripubblica un trafiletto dell’Espresso, che si rifà ad un articolo del Times, che recensiva un libro scritto da un tizio che ha imbastito un’indagine semiseria a partire da un commento su un blog.. non guardatemi così: queste cose succedono davvero!), si rischia di mettere in giro informazioni assurde rendendo impossibile la verifica delle fonti a chiunque volesse semplicemente ricostruire la verità dei fatti.
Con gli sbarchi lunari, le cose sono andate esattamente così: a distanza di anni, e con l’affievolirsi delle convinzioni dell’opinione pubblica (ormai composta da una maggioranza di persone che non hanno vissuto l’evento direttamente), le tesi del complotto hanno cominciato a diffondersi tra la gente, prima su rari libri da bancarella, poi su internet, fino ad arrivare sulle reti televisive nazionali. Per fortuna, esiste anche una folta schiera di persone che ha a cuore la verità dei fatti, e cercando di mettere da parte qualunque pregiudizio e posizione di principio usa il materiale migliore che si possa trovare (e su internet ce n’è davvero tanto) per dare il giusto peso alle teorie proposte in rete e smontare quelle che vengono proposte in maniera maliziosa e fuorviante ad un pubblico troppo poco informato. Queste persone sono definite debunkers (“demistificatori”, “smascheratori”), ed uno di loro, Paolo Attivissimo, ha fatto dell’analisi delle tesi di complotto lunare un bellissimo libro (scaricabile gratuitamente), che ho letto ultimamente con molto piacere: “Luna? Sì, ci siamo andati”. Sfogliandone le pagine (anche in formato elettronico..) non solo ho trovato la spiegazione razionale e scientifica di tutti quei “misteri” che vengono spesso riproposti dai vari media (dalle anomalie delle foto scattate sulla luna alle presunte impossibilità tecnologiche legate all’impresa), ma ho anche avuto modo di scoprire un numero impressionante di dettagli tecnici, di retroscena e di curiosità legate all’impresa più stupefacente che l’Uomo abbia portato a termine nel secolo passato.. Un’impresa che ha dell’incredibile, ma che proprio per questo merita di essere celebrata e conosciuta da tutti per quello che effettivamente è: la dimostrazione tangibile delle infinite possibilità che la scienza, la natura e l’intelligenza umana possono realizzare con l’aiuto della tecnologia. Da leggere assolutamente!

Ubuntu in arrivo!

Come potete notare dal countdown qui a destra, mancano 15 giorni all’uscita della nuova versione di Ubuntu. Come da programma ufficiale, infatti, il 29 aprile sarà disponibile per il download il Sistema operativo Ubuntu 10.04 LTS (dove 10 e 04 sono, rispettivamente l’anno ed il mese di rilascio), nome in codice “Lucid Lynx” (che segue alfabeticamente le versioni aggettivo-animale Jaunty Jackalope e Karmic Koala). La sigla LTS sta per Long Time Support (supporto a lungo termine): come si vede nel grafico qui accanto, le versioni LTS escono ogni due anni (anzichè ogni 6 mesi) e garantiscono aggiornamenti costanti per 3 anni (anzichè i 18 mesi delle versioni intermedie). Insomma, l’appuntamento del prossimo 29 aprile è l’ideale per chi voglia tentare un primo approccio con il mondo Linux, senza i timori che tipicamente accompagnano chi ha sempre vissuto il computer in ambiente Windows.

I motivi per passare a Ubuntu sono innumerevoli: innanzitutto, si tratta di un sistema operativo completamente gratuito ed aperto, sviluppato da una comunità di persone preparate che, in tutto il mondo, usano il computer per lavoro, svago e passione. A differenza di altre versioni di Linux, poi, Ubuntu risulta estremamente facile da installare, configurare ed aggiornare, anche per gli utenti meno esperti. Scaricato il DVD di installazione, si può provare il nuovo sistema operativo senza apportare alcuna modifica al proprio PC (avviandolo in modalità “live”) o seguire la procedura di installazione. Dopo un periodo di spaesamento, il nuovo sistema mostrerà tutte le sue potenzialità: interfaccia grafica semplice e gradevole, suite di programmi preinstallati per le operazioni di tutti i giorni (elaborazione testi, fogli di calcolo, navigazione internet, editing di immagini), possibilità di installare un numero impressionante di programmi (ovviamente gratuiti) in maniera semplice, aggiornamento del sistema semplice ed efficiente (non bisogna neanche riavviare il computer, dopo!).
Purtroppo, sono molti anche i buoni motivi per non passare a Linux: problemi di configurazione per qualche periferica hardware (schede audio, stampanti, ecc..), necessità di usare dei programmi che funzionano solo su Mac e Win (come Photoshop o AutoCAD), impossibilità di installare la maggior parte dei videogiochi (anche se questo, per me, era uno dei motivi per passare a Linux..).
In realtà, molti di questi motivi si potrebbero superare facilmente: le incompatibilità sono ormai ridottissime, i programmi alternativi sostituiscono egregiamente tutti i software proprietari, grazie alla virtualizzazione dei sistemi operativi è semplicissimo eseguire Windows in una finestra di Ubuntu, i siti web specializzati contengono un’infinità di manuali, guide e forum per la risoluzione di qualsiasi problema (anche per gli utenti meno esperti).
Insomma, vale la pena almeno di provarlo: i meno esperti scopriranno che esiste una alternativa semplice ed efficiente all’utilizzo del computer, mentre i più “smanettoni” proveranno l’ebbrezza, finalmente, di avere il pieno controllo del proprio computer! Come si dice in questi casi: provare per credere..

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