I vampiri non sono stati sempre fighi

Questo post è dedicato a tutte le zanzare che da qui a poco torneranno a essere le protagoniste, insopportabili, dell’estate: con affetto, vi odio.

L’estetica cinematografica degli ultimi anni ci ha regalato un’immagine del vampiro “bello e tenebroso” che ha avuto molto successo, dal Tom Cruise di Intervista col vampiro al Robert Pattinson di Twilight e sèguiti vari. Senza scomodare la psicoanalisi, in effetti, è facile trovare la sottotraccia sexy in un personaggio solitario e immortale, che vive nell’ombra e miete le sue vittime (preferibilmente fanciulle vergini) succhiando il loro sangue dalla giugulare, in un terribile abbraccio mortale: il cinema e la letteratura hanno avuto gioco facile nello sfruttare questo soggetto (che vende, eccome se vende!). Ma non tutti conoscono la storia del primo, grande Dracula cinematografico, che non era affatto il giovane belloccio di oggi (come si vede nella foto), ma rispetto agli altri ha una storia interessantissima, che merita di essere raccontata.

Innanzitutto, parliamo del film Nosferatu, girato dal regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau nel 1922, che i più curiosi e gli amanti del cinema muto possono vedere liberamente anche su YouTube (per esempio qui). A vederlo adesso, a quasi un secolo di distanza, questo film suscita a malapena inquietudine, più che terrore: assenza totale di effetti speciali, trucco molto “teatrale”, ritmi lentissimi rispetto al cinema odierno. Ma bisogna considerare che è stato girato agli albori della cinematografia (che era stata inventata nel 1895 dai fratelli Lumière), che veniva proiettato in maniera completamente diversa (per esempio, le musiche venivano eseguite dal vivo e spesso era prevista la figura di un narratore in sala che spiegasse la storia e le singole scene) e che questo film, infine, ha praticamente inventato il genere horror (moltissimi film contengono sue citazioni dirette o indirette, e Werner Herzog ne propose un remake nel 1979).

Ma veniamo al film, e a ciò che lo rende così interessante. Innanzitutto, si tratta del primo grande caso di guerra del copyright nel cinema (la pirateria, invece, era già stata inventata): non appena gli eredi di Bram Stocker (che aveva scritto Dracula nel 1897) vennero a sapere che Murnau stava lavorando al film, lo diffidarono dal produrne un adattamento cinematografico (all’epoca, Dracula era già diventato una pièce teatrale di successo). Il regista non si arrese e apportò numerose modifiche al soggetto: il personaggio del conte Dracula divenne il “conte Orlok” e l’ambientazione si trasferì dalla Transilvania (e Londra) ai monti Carpazi (e Brema). Ciò non accontentò la vedova di Stoker, che citò Murnau in tribunale ottenendo l’ordine di distruzione per tutte le pellicole in circolazione: se oggi possiamo vederlo, è perchè il regista riuscì a salvarne una tenendola ben nascosta in casa sua.

La leggenda più intrigante che ruota intorno al film Nosferatu, però, riguarda il suo protagonista: il conte Orlok è infatti interpretato da Max Schreck, nome che in tedesco suona come “Massimo Terrore”. L’apparente pseudonimo utilizzato e il viso reso irriconoscibile dal trucco alimentarono ben presto diverse dicerie: alcuni dicevano che il vampiro fosse interpretato dallo stesso Murnau, altri addirittura che non si trattasse di un attore ma di un vampiro vero, non truccato, che aveva accettato di girare il film in cambio del sangue della protagonista. Nel 2000, quest’ultima tesi venne riproposta nel film L’ombra del vampiro (con John Malkovich e Willem Dafoe). Si tratta in realtà solo di leggende, in quanto Max Schreck (che, ironia della sorte, non era uno pseudonimo ma il suo vero nome) è esistito davvero e ha interpretato molti altri film, ma… trattandosi di cinema, cosa c’è di più vero di una leggenda intrigante?

I vampiri non sono stati sempre fighi

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